Lockdown Stories Tante storie nella trame della grande Storia

di Maria Simeoli

In un momento storico così particolare in cui tutto il mondo si è fermato al suono di una sigla COVID – 19 (Corona Virus Desease 2019) la poliedrica Micol Ferrara ha coinvolto un gruppo di amici per raccontare in modo intimo come abbiano vissuto questo tempo sospeso. Né è emerso un diario di bordo collettivo con un forte denominatore comune, l’Italia vista e vissuta dall’interno e osservata da chi è stato costretto, spesso per motivi di lavoro, a lasciarla. La varietà dei racconti non è dovuta soltanto all’ampia area geografica che tocca, ma anche, e forse soprattutto, alle diverse persone e personalità che lo compongono.

Il lettore potrà cosi leggere dall’inizio alla fine varie storie di vita vissuta, oppure soffermarsi su una e poi un’altra liberamente poiché i racconti parlano direttamente alla sensibilità e all’animo del lettore. “Siamo tutti anime connesse”. Il filo rosso delle storie è nello specchio riflesso dell’antica saggezza yogica nel saggio di Micol.  Un viaggio come ci indica la bellissima copertina creata da Silvia Preziosa e come tale ognuno può percorrerlo con le tappe che ritiene opportune.

 

Lockdown Stories verrà molto probabilmente usato dagli studiosi del futuro per capire come è stata vissuta la pandemia, momento storico unico (e speriamo irripetibile), ma il suo obbiettivo immediato è quello di raccogliere fondi in favore dell’AIL, e nello specifico, ROMAIL “Vanessa Verdecchia” ONLUS associazione italiana contro le leucemie e mieloma ospedale Umberto I di Roma, reparto Pediatrico di Ematologia. La residenza Vanessa Verdecchia è a 500 metri circa dall’ospedale Umberto I di Roma ed accoglie gratuitamente i malati e i loro familiari costretti a trasferirsi a Roma per ricevere le cure. Per la maggior parte dei casi, si tratta di pazienti che devono sottoporsi a terapia di lunga durata garantiti da centri altamente specializzati. Il libro verrà edito dalla casa editrice mantovana Universitas Studiorum e la forma cartacea sarà impreziosita dalle borse in tessuto realizzate dalle donne in stato di detenzione che rientrano nel progetto  Officina Creativa di Luciana Delle Donne con il social brand Made in Carcere

In questo ampio progetto fondamentale è stata la figura di Nadia Ficorella infermiera del reparto di Ematologia pediatrica dell’Umberto I che è stata il filo rosso della sezione sul dono ed il tramite per l’AIL. Il progetto ha incontrato il favore ed il supporto del Presidente Sergio Amadori e Direttore Francesco Gesualdi indispensabili punti di riferimento. L’auspicio è quello di non limitarsi ad un’azione congiunturale – legata solo alla raccolta fondi connessa al volume – bensì di poter sensibilizzare al tema per trasformare le donazioni in azioni strutturali. Solo un ultimo appunto personale sono molto orgogliosa di aver fatto parte a questo meraviglioso progetto.

Maria Simeoli

 

Di seguito le storie dei protagonisti:

 Micol Ferrara

Se si dovesse pensare ad un moto perpetuo di idee, rivoluzioni e solidarietà non si può non associare questi concetti a Micol Ferrara. Ricercatrice, scrittrice, docente e tant’altro, ma soprattutto amante della vita, Micol, anche quando  poteva “star ferma” a causa del COVID – 19 e del relativo

Lockdown, ha scelto di rendere questo “periodo sospeso” laboratorio di riflessione e condivisione. Ben espresse nella premessa: “Gli storici del futuro avranno a disposizione una pluralità di fonti su cui ragionare: dalle riflessioni colte di professionisti e intellettuali alle testimonianze quotidiane sui social network, dai selfie ai video che hanno affollato il web nel periodo della quarantena; occorre però lasciare una testimonianza più intima della vita delle persone, non mediata dall’uso di tecnologie e di effetti speciali, senza filtri.”

Da qui la  sua “Tell Mic” ed il – Call for sharing – dove si veniva invitati a raccontare la propria esperienza nel periodo della Quarantena.

Così proprio mentre il virus iniziava a mutare le nostre vite marcando quel passaggio profondo, che verrà sicuramente raccontato in tutti i manuali di Storia e studiato dalle generazioni future, gli interrogativi si moltiplicavano: Che forme hanno lo spazio e il tempo in una condizione di “quarantena”, di “clausura”? Come si vive in Italia? Come vivono gli italiani all’estero?

“Qui la Storia risponde a qualcosa di molto profondo, la passione, determinata, riflettuta e costante per la vita, e per la condivisione. Da qui la decisione di pubblicare in inglese le storie del primo paese – dopo la Cina – ad essere colpito dal virus affinché potessero assumere un valore più universale. Certamente un impegno molto gravoso che ha richiesto tempo, dedizione.”

Il volume è articolato in quattro sezioni  – vedere il mondo, ascoltare il mondo, “prendersi” il mondo – che seguono la mappa del Mondo della giovane designer Silvia Preziosa che è anche la cover del libro, la quarta sezione: donarsi al mondo è, invece, intimamente connessa alla raccolta fondi per ROMAIL “Vanessa Verdecchia” ONLUS ospedale Umberto I di Roma, reparto Pediatrico di Ematologia.  Si è scelto di restare aperti a tutte le proposte, a tutte le nuove domande che il presente ci ha suggerito di porre al passato anche nella sua dimensione soggettiva.

Ne è emerso un diario collettivo con storie diverse tra loro per contenuto, forma e stile, con un impattante denominatore comune: scrivere la propria storia e o raccontare una storia, riflettere su un tema, ecc e farlo nel modo più autentico possibile.

 

 Luciana delle Donne

Luciana delle Donne è sempre stata impegnata  nel sociale sostenendo il ruolo fondamentale del  dare e darsi come punto di partenza di un benessere sociale condiviso che lei ama definire del “BIL” Benessere Interno Lordo, per mezzo del quale si può raggiungere un livello perequazione sociale. In questo periodo di Lockdown ha compreso come questo concetto basico sia sempre più importante affinché non vi fossero sovversioni sociali soprattutto da parte di quelle persone che non possono vantare delle sicurezze economiche stabili.

Luciana da menager di successo nel settore bancario, ha stravolta la sua vita per essere  promotrice e fondatrice di Officina Creativa dalla quale è stato creato social brand Made in Carcere, incentrato sul riutilizzo di stoffe per la creazione di opere in tessuto, ma soprattutto le lavoratrici sono donne che vivono nelle case circondariali per delitti minori come quelli di Lecce e Trani.

In questo periodo però ha avuto anche altre collaboratrici, donne che hanno perso il loro posto di lavoro come badanti, baby sitter camerieri ecc. e che si sono ritrovate sole, con enormi difficoltà economiche e a volte con figli a carico. Anche qui l’impegno nelle officine sociali da lei create, ha permesso a tutte queste donne sole e spesso monoreddito, ad avere un reddito recuperando quella dignità che il lavoro procura e non ultimo fiducia in se stesse ed un diverso approccio alla vita.

Il periodo che tutta l’Italia ha vissuto di chiusura totale dal 10 marzo al 4 maggio nel senso più restrittivo, la così detta Fase 1, per Luciana è stato un momento cruciale soprattutto per comprendere come la bellezza e la generosità dell’animo umano possa valicare qualsiasi muro che sia esso fisico o morale. Un esempio fra tutte la comunità di Lequile, in provincia di Lecce, ha dato tutto il suo amore e il suo sostegno, anche con piccoli gesti come il semplice portare il caffè, a tutte queste donne coinvolte nel progetto sociale di Officina Creativa.

Quando Micol Ferrara le ha proposto di partecipare al libro Lockdowm stories, lei subito, con entusiasmo, ha accettato di parteciparvi poiché il fine dell’iniziativa è a dir poco bellissimo, sostenere con i proventi dell’acquisto del libro ROMAIL “Vanessa Verdecchia” ONLUS l’ospedale Umberto I di Roma, reparto Pediatrico di Ematologia, e lo ha fatto in due modi.

Il primo è quello di raccontare la sua esperienza di manager sociale poiché il 2020 sarà un momento che entrerà nella storia per la sua eccezionalità, e quindi come l’essere umano che abbia vissuto questo momento storico, ha avuto modo di poter entrare in esso con tutta la generosità che lo contraddistingua, in quanto il dare e il darsi è la nuova frontiera della ricchezza, non di certo la sterilità dell’avidità.

Il secondo invece coinvolgendo le “sue donne” di Officina Creativa; infatti i libri che verranno venduti – un’edizione limitata di cento pezzi – saranno custoditi in mini custodie di stoffa “fatte a mano con amore”. Tutte queste borse saranno diversa l’una dall’altra, come del resto le storie che sono contenute nel testo, ma con un comune denominatore: una etichetta “Mic4Ail”.

“L’idea di confezionare queste borse per contenere il libro è venuta quasi naturale – afferma Luciana – ma la motivazione è sostanzialmente una: il libro rimane nella nostra libreria, mentre una borsa può “uscire” e continuare a far conoscere quel bellissimo messaggio che il libro Lockdown Stories ha voluto dare: nella meravigliosa diversità in cui è composta l’umanità, l’essere unite ed avere la coscienza di appartenere ad un’unica comunità unica è la sola ancora di salvezza che condurrà ognuno di noi verso la felicità. Io e Micol non ci stancheremo mai di ricordarlo e sostenere questo messaggio con azioni concrete”.

Nadia Ficorella

“L’idea iniziale era quella solo di restare un anno e per poi cambiare reparto”, questa furono le riflessioni una neo laureata in scienze infermieristiche Nadia disse a chi la conosceva quando entrò come giovane infermiere a Ematologia Pediatrica del Policlinico Umberto I di Roma; di anni sono passati diciassette, di storie sotto ai suoi occhi tanti, ma l’amore verso i suoi pazienti o meglio verso i suoi ragazzi, non è mai mutato, anzi si è implementato sempre di una maggiore forza e di una profonda consapevolezza anche perché è cresciuta come donna grazie al suo compagno e suo  figlio Edoardo.

Vedere morire un bambino, provato dai segni della malattia, assistere al dolore che lacera le famiglie senza diventarne parte era impossibile. Solo con il tempo e con un profondo lavoro su se stessi si riesce a gestire la propria emotività. E questo accade per un semplice motivo: se si è troppo coinvolti non si può più essere utili, ci si può paralizzare davanti ad un’emergenza e a noi non è concesso. Per fortuna grazie al continuo evolvere della ricerca i casi di guarigione sono oggi possibili e questo ci aiuta senz’altro a serbare la speranza ed impegnarci con tutte le nostre energie.

Quando nelle nostre realtà è entrato il COVID19 il timore di essere un vettore sia per i suoi ragazzi che per suo figlio è stata tanta ed è stata assalita da un maggior senso di responsabilità verso se stessa non tanto per la sua persona, ma proprio perché si ha responsabilità di tanti ragazzi che vivono realtà difficili, ma con la mente sempre piena di sogni.

“Si può avere paura persino di baciare il proprio figlio? Si può avere timore di far del male, pur in modo inconsapevole, a chi curi con amore nell’ambito di un edificio ospedaliero?

La risposta è si con la realtà COVID – 19, ma la forza di lottare per ciò che sai che giusto di fa disegnare sul viso il più bel sorriso e lo dedichi a chi ami.”

Quando con Micol Ferrara, con la quale siamo amiche da anni, si parlava dell’idea del libro Lockdown Stories e soprattutto del desiderio da parte sua che i proventi di tale volume fossero devoluti in beneficienza, ho pensato di chiedere consiglio a miei colleghi affinché tali sforzi letterari fossero veicolati in favore di una realtà solida, e mi fu suggerito ROMAIL “Vanessa Verdecchia” ONLUS strettamente collegato all’ospedale Umberto I di Roma, reparto Pediatrico di Ematologia.  Vorrei inserire una parentesi.

I bambini malati di leucemia passano fino a sei mesi in isolamento in asettiche camere di ospedale per i quali il distanziamento sociale è prassi quotidiana e la mascherina copre i loro volti e i loro sorrisi permanentemente eppure da loro non ti è mai capitato di sentire un solo lamento.  Una volta trascorso questo periodo o comunque quando il quadro clinico lo permetta, il bambino che ha ancora necessità di cure, può risiedere insieme ai genitori a titolo gratuito nella struttura “Vanessa Verdecchia”, che si trova a circa 500 metri dall’ Umberto I, vivendo in questo modo una situazione di normalità.  Mi auguro che con il ricavato del libro “Lockdown Stories” si possa supportare questa realtà estremamente importante nel processo di guarigione per i ragazzi del reparto di Ematologia.

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Informazioni su Maria Simeoli

caprese e laureata in Conservazione dei Beni Culturali Mobili ed Artistici presso l’Università Suor Orsola Benincasa e subito dopo si perfezionata in Biblioteconomia antica e moderna presso l’Istituto Politeia di Napoli e poi in Archivistica presso la Scuola Vaticana di Paleografia, Diplomatica e Archivistica,oltre a seguire l’azienda familiare è ricercatore presso l’Archivio Vaticano . Ha partecipato come regista di cortometraggi a vari Festival Internazionali tra cui si menziona: Venezia I Love GAI, Ischia Film Festival, Capri Holliwood e Capri Cinema in Certosa. Ha pubblicato in qualità di curatore “Capri villa Palazzo a Mare, un’isola nell’isola, storia dei coniugi Stepanow” edizione Scientifica e in qualità di co-autore ” Capri e la sua Diocesi, storia cronache e curiosità; 897-1818″ edizione Grimaldi & Co. Nel 2019 ha pubblicato il volume Capri in Cucina.

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