Alla ricerca della Vita nell’universo. del Prof. Cristiano B. Cosmovici. Istituto Nazionale di Astrofisica

di Cristiano B. Cosmovici

La domanda se il nostro pianeta debba detenere il monopolio della vita in tutte le sue forme nelll’universo ha nel passato stimolato la fantasia degli scienziati come dei profani , ma oggi può essere affrontata con cognizione di causa in seguito alle continue e sorprendenti scoperte che la scienza dello spazio e la BIOASTRONOMIA offrono ai ricercatori del 21° secolo.

Ma cosa si intende comunemente per “ vita”, un concetto tanto vasto e complesso, ancor’oggi oggetto di accese dispute fra varie discipline scientifiche ? E quali condizioni sono necessarie perché un qualunque tipo di vita possa esistere su un qualsiasi pianeta dell’universo ?
La vita così come noi terrestri la possiamo concepire ( potrebbe sempre esisterne un tipo che non riusciamo a immaginare nella nostra infanzia scientifica ) non è uno status, ma un processo. E’ una complessa serie di reazioni chimiche basate su complesse molecole organiche, cioè contenenti carbonio combinato con ossigeno, idrogeno ed azoto , reazioni nelle quali la materia viene trasformata in sistema vivente e utilizzata per la crescita e la riproduzione del sistema.

Comunque avvenga il passaggio da materia inerte a vita, questi processi chimici sono indiscutibilmente alla base di ogni tipo di vita a noi noto.

Negli ultimi 50 anni, grazie alle mirabili scoperte delle scienze spaziali, si è potuto affrontare per la prima volta in maniera rigorosa il problema dell’esistenza di vita extra-terrestre nelle illimitate regioni del cosmo. E’ così nata la Bioastronomia, la nuova scienza che studia l’origine, l’evoluzione e l’espansione della vita nell’universo coinvolgendo in stretta collaborazione internazionale astronomi , fisici, chimici, biologi e geologi. Essa è diventata di grande attualità non solo per i recentissimi risultati delle indagini rivolte a rivelare la presenza di acqua ( elemento base per la vita di tipo terrestre) nelle atmosfere cometarie e planetarie, ma soprattutto per la scoperta di circa 5000 nuovi pianeti al di fuori del nostro sistema solare che potrebbero presentare forme di vita sia allo stato primordiale che evoluta.

Cometa di Halley vista da capri nel 1986

Lo studio dettagliato delle comete negli ultimi 50 anni, grazie alle nuove possibilità tecnologiche sia da Terra che dallo spazio, ha permesso di stabilire che questi oggetti, così’ spettacolari , a cui era stato data in passato solo una importanza profetica o catastrofica, hanno importato sul nostro pianeta, come su milioni di altri pianeti della galassia, le molecole prebiotiche necessarie allo sviluppo della vita ereditate miliardi di anni addietro dalle nebulose interstellari.

Siamo soltanto all’inizio di una scienza che col tempo ci porterà forse a conoscere altri mondi senza dimenticare mai la salvaguardia del pianeta Terra.

 

Foto di copertina:  NASA nebulosa interstellare “la montagna dei miracoli” che si trova a 7500 anni luce dalla Terra

 

 

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Questo articolo è stato pubblicato in Astronomia, Cristiano Cosmovici il da .

Informazioni su Cristiano B. Cosmovici

Cristiano B. Cosmovici ha conseguito la laurea ed il dottorato di ricerca in Fisica dello Spazio presso l'Istituto Max-Planck di Monaco di Baviera. E' stato Professore di Fisica Cosmica presso l'Universita' di Lecce (1972-1980). I suoi campi di ricerca vanno dalla fisica dei plasmi all’astrofisica molecolare, dalla fisica cometaria alla bioastronomia tramite spettroscopia nel visibile, UV,IR e Radio. Nel 1978 ha vinto il concorso nazionale per Astronauta sullo Shuttle ed avrebbe dovuto volare nel 1987 se non fosse esploso il Challenger.  Presso l'Ente Spaziale Tedesco (DLR) e' stato responsabile della telecamera della sonda spaziale GIOTTO che ha incontrato la cometa di Halley nel 1986. Lavora dal 1973 sulle comete ed ha effettuato importanti scoperte, quali le prime molecole organiche complesse nella cometa IRAS (1983) e l'effetto MASER dell'acqua nella cometa SL-9 durante l’impatto con Giove (1994). Nel 1993 ha introdotto in Italia la Bioastronomia che ha coordinato a livello nazionale in qualità di dirigente di ricerca dell’INAF (ex-CNR)a Roma e dal 2004 è stato responsabile per conto dell’ASI (Agenzia Spaziale Italiana) del progetto ITASEL (Italian Search for Extraterrestrial Life). Lo scopo principale di tale progetto è la ricerca radioastronomica di acqua e di molecole prebiotiche nelle atmosfere cometarie e in quelle di pianeti solari ed extrasolari. E’ stato consigliere scientifico per lo Spazio del Ministro per la Ricerca e  membro della commissione internazionale per la scelta del Premio Nobel per la fisica 2002. Ha al suo attivo oltre 300 pubblicazioni scientifiche in Bioastronomia, nuova scienza da lui introdotta in Italia nel 1996, tramite  il congresso internazionale tenutosi a CAPRI nel Luglio 1996 con la partecipazione di 3 premi Nobel: Charles Townes, Christian De Duve e Manfred Eigen. Grazie alla collaborazione con le strutture ed il personale del radiotelescopio di Medicina       ( Bologna ) e del telescopio nazionale di Asiago, dal 1984 al 2016 si sono fatte importanti scoperte sulle comete e sugli esopianeti rivelando per la prima volta la presenza dell’acqua e di molecole organiche complesse, elementi essenziali per la ricerca della vita al di fuori del sistema solare.

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