Da Manager di successo ad Imprenditrici Solidali che offrono una possibilità di impiego alle detenute nei carceri femminili. di Luciana delle Donne & Micol Ferrara

di Luciana delle Donne

Il mio lavoro nella grande metropoli come Milano era meraviglioso, ma fuori dalla portata umana e dal colore e calore della umanità, riunioni su riunioni che si susseguivano con un fare frenetico senza sosta, che spesso non si riusciva a concludere e rinviare una riunione che subito si veniva catapultata in un’altra su qualche altro argomento. La frenesia, forse, non mi faceva capire che il tempo è diverso dai tempi e che la vita è un’altra cosa dalla carriera.

Grazie ai colori della mia terra Lecce sono riuscita a capire questa profonda differenza di vita. La luce, i sapori della terra, la bellezza dei campi ricolmi di papaveri variopinti, mi hanno fatta fermare in un momento importante e di svolta della mia vita, e sono tornata nel calore della mia Lecce. Qui però ho sentito subito la necessità di non stare ferma, non è nel mio stile, ma di creare un qualcosa che non si era mai pensato o comunque non sviluppato in una forma imprenditoriale. Da lì la mia idea di scommettere da dove forse nessuno lo avrebbe fatto: Le carceri, ed in particolar modo le case circondariali femminili per reati minori.

Le donne che si trovano nel carcere nella maggior parte delle volte non ha avuto una possibilità di “fare altro” o forse più semplicemente un metodologia di vita che le portasse a scegliere una vita che non le rinchiudesse lì dentro. Quindi con quello che può essere più immediato, metodologico ed anche più fattibile nella possibilità di trovare lavoro una volta uscite è stato il settore tessile sartoriale. Siccome spesso il tempo durante il quale si frequenta questo corso di formazione non è particolarmente lungo, si è puntati a lavorare e cucire oggetti semplici e lineari che comunque vengono venduti al di fuori delle carceri circondariali e che con questi ricavi le stesse donne delle case circondariali vengono stipendiate.

Oggi questi laboratori danno lavoro retribuito a decine di donne che lavorano 6 ore al giorno nelle case di detenzione. Queste donne diventano man mano non delle semplici operaie, ma delle artiste/artigiane accostando spesso materiali, fantasie, colori che forse nessuno penserebbe mai di combinare, ma che una volta composti diventano pezzi unici; una alta/altra sartoria che parte proprio dal carcere e viene esportata in tutta Italia con il marchio Made in Carcere, e che, se una ditta vuole, può essere anche personalizzato in base all’esigenze del richiedente. L’etica e l’estetica hanno la capacità di rendere una persona migliore poiché perseguendo la bellezza si può ottenere un mondo migliore.
I miei prossimi progetti sono quelli di far aprire nelle periferie più disagiate anche altri laboratori che hanno sempre la stessa filosofia di Officina Creativa, di portare il modello anche nelle altri carceri italiane e la realizzazione di un collo di camicia molto particolare, mentre il mio sogno immediato è quello di dormire per una settimana e di mettermi i miei calzettoni adorati che portavo sempre nell’infanzia. ” Voglio dimostrare che fare del bene fa bene: se lavoriamo per un benessere comune è molto più facile essere felici; per me è fondamentale sviluppare quello che io chiamo il B.I.L. Benessere Interno Lordo”.

Da questo concetto del B.I.L. e dalla conoscenza con Luciana Delle Donne Micol Ferrara ha ideato gli eventi Inside/Out Shared Food

Ogni anno amo dedicarmi gratuitamente e con tutta me stessa ad un progetto in cui credo fortemente. 

Circa 5 anni fa ho incontrato una donna unica con la quale è nata subito una sintonia, Luciana Delle Donne, fondatrice di Officina Creativa che gestisce il brand Made in Carcere. Il brand produce manufatti in tessuto come borse, braccialetti, e gadgetcreati da donne che sono in case circondariali per reati minori.

Da questa sua esperienza di vita è nata l’idea di un progetto nuovo: Inside /Out Shared Food, dove il cibo è il fil rouge di un itinerario che si snoda dal Piemonte alla Sicilia, e che accende i riflettori sulla vita nelle carceri, ma soprattutto sulle capacità di reintegro delle persone che per un motivo o per un altro hanno trascorso parte della loro vita lì. L’ispirazione del nomeInside/Out mi è venuta dal bellissimo lungometraggio di animazione della Disney Pixar del 2015, che aveva questo nome e soprattutto parlava di sentimenti. Shared Food riprende quello che è per me il concetto base del mangiare bene: la condivisione.

Purtroppo, molto spesso la spettacolarizzazione del cibo porta a svalutare lo stesso come una moda e non come ciò che veramente è: quello di cui ci nutriamo. Questo concetto basilare lo si comprende, forse, quando non c’è tutta quell’abbondanza e varietà, che spesso sfocia nel consumismo, proprio come accade nelle carceri, e da qui anche la mia idea di realizzare un libro,Inside/Out Shared Food, ispirato al tema dell’alimentazione, al recupero delle tradizioni e alle capacità di adattamento e ingegno che aumentano proprio nelle situazioni più “estreme”.Un altro elemento importante è “l’educazione” delle persone, infatti da storica qual sono, può sembrare antitetico il fatto che io mi esponga e crei eventi di questo tipo, ma nella sostanza non è così. L’istruzione, in generale, nutre l’anima e serve a formare una persona per renderla un cittadino che rispetta la propria e l’altrui libertà, mentre il cibo nutre il corpo e forma una persona nella sua fisicità e la rende sana per affrontare le sfide di una vita libera. Del resto io sono cresciuta con la cultura del cibo sano, a Km 0, poiché mio padre, Domenico, era proprietario di due ristoranti in Molise e mi ha sempre coinvolta nelle sue attività.

Così, in accordo con Luciana, abbiamo deciso di presentare un progetto per Inside/Out Shared Food alla Onlus “1 caffè”, che supporta progetti di assistenza relativi a situazioni difficili, come povertà, emarginazione, razzismo, e con nostra grande gioia, questo progetto è stato accolto. 

Insieme al segretario generale della Onlus, Silvia Meacci, si sta cercando di aprire anche un discorso più ampio. Molti produttori di eccellenze locali, infatti, venuti a conoscenza di tale iniziativa, hanno contribuito con i loro prodotti ad ampliare “il caffè sospeso”. Così se lo chef Cesare Grandi attiverà presso il suo ristorante “La Limonaia di Torino” una “cena sospesa”, un viaggio con lo Chef che sceglierà il menù degli ospiti. Giulio Balzano donerà il suo olio Umbro Villa Monterpoziano, mentre Filippo Civran di Food Stock darà le sue marmellate fermentate. Marco Durastati offrità il suo Amaro Villa Costanza fatto con le erbe coltivate nel suo orto, Alessandro Capria e Giancamarco Tognazzi metteranno a disposizione il loro vino Antani. Luciana Delle Donne donerà dei biscotti vegani “Scappatelle”, creati per mezzo del suo progetto Made in Carcere nelle case circondariali minorili, e lo Chef Danilo Pelliccia aprirà presso il suo ristorante (Du Cesari, Torino) un corner Made in Carcere presso il quale sarà possibile comprare pezzi unici e a sostegno di Officina Creativa.

La costruzione di una “rete di solidarietà” efficiente non si deve fermare all’evento isolato – la proposta è così vasta che talvolta, paradossalmente, può creare persino una certa diffidenza nelle persone – ma deve essere un percorso lungo e graduale, con una progettazione strutturale e con scopi a breve, medio e lungo termine ben definiti e chiari (quella che noi Project Manager definiamo in gergo progettazione modulare e di cui l’evento non è che una singola tappa).  Come ricorda una scritta sul muro nel campo base della Onlus 1caffè “la raccolta fondi è l’arte di insegnare alle persone la gioia di donare”, ed è proprio quello che stiamo cercando di fare. 

Intanto siamo al lavoro per trovare degli ambasciatori in ogni regione italiana che possano aiutarci a continuare ed ampliare e sostenere il progetto Inside/Out Shared Food.

 

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Informazioni su Luciana delle Donne - Micol Ferrara

LUCIANA  DELLE  DONNE Prima vita: Manager di estrazione bancaria, con marcata esperienza nel Change Management e nell’Innovazione Strategica in ambito tecnologico ed organizzativo. È stata Responsabile della Divisione Banca 121, dello Sviluppo Canali Innovativi Sanpaolo IMI Wealth Management e della Piattaforma Servizi delle Fabbriche di prodotto (WM). Ha creato la prima banca on line in Italia..... Seconda Vita: Dopo 20 anni di carriera nel mondo della finanza, nel 2006 decide di dedicarsi a un impegno ben diverso: rendere le differenze tra le persone un valore aggiunto e trasmettere un sentimento di fiducia e di entusiasmo in coloro che vivono una situazione di disagio o di svantaggio sociale. Crea Officina Creativa allo scopo di diffondere modelli culturali che producano nuove forze per il cambiamento. Il primo progetto cui da vita è Made in Carcere... continua MICOL  FERRARA Micol Ferrara, Dottore di Ricerca in «Cultura e territorio», è stata assegnista di ricerca presso la cattedra di Storia Economica della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Roma Tor Vergata. Docente di «Storia Ebraica in età moderna» presso il Diploma di Laurea Triennale UCEI, collabora assiduamente anche con altri istituti di ricerca. E’ membro dell’Associazione Italiana di Storia Urbana (AISU), della Società Italiana degli Storici dell'Economia (SISE), della Mediterranean Studies Association (MSA) e della Società Italiana di Demografia Storica (SIDeS). Ha partecipato a seminari, convegni nazionali e internazionali, intervenendo con relazioni. Ha pubblicato diversi saggi, tra i quali: Sulle orme del parroco: la parrocchia di S. Crisogono in Trastevere nel XVIII secolo, in Trasformazioni urbane: il caso del Rione Trastevere, a cura di L. Ermini Pane e C.M. Travaglini, Società Romana di Storia Patria, Convegno di Studi, 13-14 marzo 2008, LV, II, Roma 2010, pp. 363-398; La struttura edilizia del «serraglio» degli ebrei romani (secc. XVI-XIX), in «Roma moderna e contemporanea»: Ebrei. Scambi e conflitti tra XV e XX secolo, a cura di M. Caffiero, XIX (2011), n. 1, pp. 83-102; Popolazione e territorio nella Roma del Settecento: un'analisi sugli Stati delle Anime delle parrocchie di S. Crisogono e di S. Bartolomeo all’Isola, in «Popolazione e Storia», 2011, n. 1-2, pp. 43-63. Ha inoltre curato, assieme a S.H. Antonucci, il volume La punizione che diventò salvezza, Il salvataggio della famiglia Sonnino durante la Shoah ad opera del Prof. Giuseppe Caronia, Udine, Forum, 2014. Dentro e fuori dal ghetto. I luoghi della presenza ebraica a Roma tra XVI e XIX secolo, Milano, Mondadori, 2015. È fondatrice ed ideatrice del progetto di inside out shared food che attraverso il cibo cerca di abbattere le barriere tra dentro e fuori le carceri

5 pensieri su “Da Manager di successo ad Imprenditrici Solidali che offrono una possibilità di impiego alle detenute nei carceri femminili. di Luciana delle Donne & Micol Ferrara

  1. Francesco

    Oggi più che la differenza di colore, di cultura e di religione, devono essere il legame per guardare avanti e abbattere la stupidità del “diverso”.
    Una grande mobilitazione di uomini e donne che non accettano che vuole imporre la “divisione/diversità” può salvare il mondo e guardare ognuno alla propria religione che non deve essere divisiva ma ecumenica. Siamo tutti figli di un sol Dio.

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  2. Carlo zurolo

    E’ una gran bel messaggio il voler aiutare persone che si trovano in una situazione di disagio. Per fortuna ci sono persone che hanno titoli, esperienze e mezzi per dare aiuto a chi ne ha bisogno. Sono queste persone, altruiste, che ci
    rendono la vita degna di essere vissuta, con il loro agire ci permettono di avere ancora fiducia nel genero umano.

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  3. Davide

    Buongiorno mi chiamo Davide Follero sono un infermiere che ha avuto la fortuna di conoscere e lavorare con il dott. Paolo Falco e Bruno Casaretti, trovo che ľ iniziativa di creare un blog come questo sia pienamente corrispondente alla visione che Paolo ha della vita, condivisa da sempre anche da Bruno…aiutare ogni volta che si può con la semplicità,grande impegno e integrità etica e tanto amore verso il prossimo …io ne sono testimone. Un abbraccio fortissimo a tutti e due e a quelli che come loro tendono sempre una mano .

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  4. giulia dimatteo

    conoscendo paolo capisco che per lui parole forti vuol dire parole coraggiose, perché è un uomo che ha il coraggio di dare alle parole il loro peso, la loro sostanza; le parole con paolo non volano; RESTANO perché dà sostanza alle parole, assumendo in prima persona con coraggio le attività che sono necessarie e io cerco di non essere diversa da te, con forza e con coraggio.
    Grazie di avermi comunicato questa iniziativa

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